Facultad de Derecho

Il fatto che la Commissione per la verità sia stata extragiudiziale rende le sue raccomandazioni non vincolanti?

Di Francisco Julio Taborda Ocampo. Professore Universitario di Diritto Pubblico e Giustizia Transitoria, Giudice Associato della Sezione Assenza di Riconoscimento nella Giurisdizione Speciale per la Pace.

Traduzione italiana: Rodrigo Ramírez González[1]

Dalla consegna del rapporto finale della Commissione per il Chiarimento della Verità, Coesistenza e Non Ripetizione (di seguito Commissione della Verità o CEV), il 28 giugno al Teatro Jorge Eliécer Gaitán, così come le successive consegne dei suoi diversi capitoli, molto è stato discusso sulla natura e la portata del chiarimento prodotto e anche sul fatto che le sue raccomandazioni siano vincolanti o meno.

Ad esempio, il portale Colombia + 20 in un articolo del 29 giugno(1), quando gli è stato chiesto a Juan Carlos Ospina, professore universitario e avvocato della Commissione dei giuristi colombiani, perché le raccomandazioni del CEV non sono vincolanti, ha risposto: “La Commissione ha natura extragiudiziale e per questo ha lo scopo di darci alcune ragioni, motivazioni e spiegazioni di quanto accaduto nel conflitto armato. In questo modo, non sta cercando una sentenza, ma sta informando il Paese di ciò che ha trovato e sulla base di ciò ha stabilito una diagnosi e le raccomandazioni che devono essere indirizzate per evitare ripetizioni”.

In relazione al punto di vista precedente, una cosa è davvero che la CEV abbia natura extragiudiziale, altra cosa è la natura vincolante o meno delle sue raccomandazioni. Sul punto, va ricordato che il secondo comma del primo articolo dell’Atto Legislativo 2 del 2017, una riforma costituzionale attuata per cercare di tutelare l’Accordo di Pace,  stabilisce che:

“Le istituzioni e le autorità statali hanno l’obbligo di attenersi in buona fede a quanto stabilito nell’Accordo Definitivo. Di conseguenza, l’azione di tutti gli organi e le autorità dello Stato, gli sviluppi normativi dell’Accordo Finale e la sua interpretazione e applicazione devono essere coerenti ed esaurienti con quanto concordato, preservando i contenuti, gli impegni, lo spirito e i principi dell’Accordo Finale.” ( Congresso della Repubblica, 2017).

In questo senso, non va perso di vista che se il CEV è il risultato dell’Accordo di Pace, non avrebbe senso che le sue raccomandazioni non abbiano effetto vincolante per le istituzioni statali, o almeno non estendessero ad esse il mandato di cui al citato comma. Questo ovviamente presenta delle complessità, perché tra le tante raccomandazioni formulate dalla Commissione della Verità, ve ne sono alcune di natura istituzionale che sono molto più facili da rispettare, e altre di natura a lungo termine che, da un lato, compromettono l’azione delle diverse istituzioni statali e, dall’altro, dipendono dalla trasformazione degli immaginari culturali, e nel cui compimento (ovviamente a lungo termine) hanno responsabilità diverse agenzie statali, e anche diversi settori della società.

La questione quindi non è se le raccomandazioni siano vincolanti o meno (perché, come notato sopra, tutte hanno un effetto vincolante maggiore o minore a seconda del compito o della responsabilità che assegnano ai diversi enti statali o settori socio-economici), ma quanta volontà politica avranno per rispettarli i governi successivi, cosa su cui l’attuale presidente non ha dubitato, perché durante la presentazione del rapporto, e sebbene in quel momento non fosse entrato in carica, Gustavo Petro ha indicato che si sarebbe conformato con le raccomandazioni “rigorosamente”.

Chi di noi habbiamo partecipato alla costruzione del decreto che ha dato vita alla CEV (Presidenza della Repubblica, 2017), affrontiamo questo dibattito. Per alcuni di noi era importante che la norma stabilisse un carattere obbligatorio non solo per la fornitura di informazioni al CEV (prerogativa che è stata specificata negli articoli da 15 a 18), ma anche per l’adempimento delle raccomandazioni (finalità che non ha prosperato nelle discussioni).

Qual è stata quindi la via d’uscita da quella che per alcuni di noi potrebbe essere una vulnerabilità nella relazione finale della Commissione? Istituire un comitato di seguito per le raccomandazioni, che si rifletteva nell’articolo 32 del decreto. I primi due commi di detto articolo indicano la natura e la portata di tale organismo, come segue:

“Articolo 32. Comitato di seguito e monitoraggio. Verrà creato un comitato di seguito e monitoraggio per l’attuazione delle raccomandazioni del CEV, che entrerà in funzione una volta pubblicata la relazione finale.

Per svolgere il suo compito, sarà facilitato il dialogo con diverse entità e organizzazioni delle vittime e dei diritti umani, tra le altre. Questo comitato sarà composto da rappresentanti di diversi settori della società, comprese le organizzazioni delle vittime e dei diritti umani, tra gli altri. Il comitato presenterà relazioni periodiche di seguito sulle raccomandazioni. Questi rapporti devono avere un approccio territoriale, differenziale e di genere. Il comitato adotterà le misure necessarie per diffondere ampiamente i suoi rapporti sui media nazionali e regionali”.

Tale Comitato è già stato insediato (2) e si prepara a svolgere i suoi compiti, per i quali dovrà progettare una metodologia che ne consenta il seguito. Come spazio di seguito e monitoraggio, è composto da rappresentanti della società civile e di gruppi etnici o organizzazioni di vario genere, che coprono un importante spettro regionale, e deve sicuramente definire quanta applicabilità darà a ciascuna delle raccomandazioni, poiché è la base per stabilire indicatori di effettiva conformità, tenendo conto di approcci differenziali, che consentono di visualizzare i livelli di avanzamento, stagnazione, sfide o raccomandazioni effettivamente soddisfatte durante il periodo per il quale questo organismo è stato creato.

L’altro punto di discussione riguarda le caratteristiche e la portata del chiarimento prodotto dalla Commissione. In tal senso, l’articolo Colombia +20 già citato aggiunge: “Essendo un ente extragiudiziale, cioè non punisce i responsabili, la Commissione Verità è stata creata per chiarire la verità della questione in maniera etica, storica e política sul Conflitto armato colombiano”.

C’è anche un’imprecisione nell’affermazione che precede, poiché il chiarimento prodotto dalla Commissione ha chiaramente una connotazione iusfondamentale, per almeno due ragioni: i) perché i diritti delle vittime sono, in senso indiscutibilmente pieno, diritti umani, in quanto fanno parte del blocco costituzionale ed essendo state integrate nel testo della Magna Carta, in virtù delle diverse riforme costituzionali derivate dall’Accordo di Pace raggiunto con le FARC; e ii) perché il CEV è stato creato con carattere costituzionale, proprio allo scopo di non ostacolare l’accesso ad alcun archivio (o di dare condizioni di accesso tali da tutelare le informazioni in esso contenute ma consentirne il trattamento da parte del CEV), e affinché nessun pubblico l’ente si oppone o pretende ragioni di natura “giuridica” per non cedere informazioni, impedire definitivamente l’accesso agli archivi o rifiutare di ottemperare alle raccomandazioni che fissano compiti o impegni a breve, medio o lungo termine.

Il carattere extragiudiziale del chiarimento contenuto nella sua relazione, come è avvenuto per molte delle commissioni di verità che si sono formate nel mondo, ha a che fare con la possibilità che esso si apra, di raccogliere testimonianze più liberamente (sebbene non con meno rigore) e un accesso più ampio a fascicoli e materiali vari, poiché la pressione giudiziaria non solo limita, ma spesso distorce  i luoghi in cui le storie vengono enunciate, a causa, tra le molte ragioni, delle implicazioni legali di dichiarazioni false o lontane dalla realtà, o per segnalare o denunciare persone con il proprio nome, come autori di violazioni dei diritti umani.

Ora, come sostiene Hayner (2008, p. 129) nel suo iconico libro Unspeakable Truths, la cui prima edizione ha ormai 20 anni, “Le esperienze passate mostrano, per esempio, che le indagini sulla verità hanno talvolta dato maggiore consistenza alle successive prove”. È così, in una certa misura, perché l’extragiudiziale è una verità contestuale, in cui gli elementi socio-culturali, storici, e anche etnici o religiosi sono preponderanti nella divulgazione e occupano un posto centrale.

Non c’è dubbio, tuttavia, che per gli ufficiali giudiziari, siano essi della giurisdizione ordinaria o della giurisdizione speciale per la pace, il rapporto CEV sia un ingresso essenziale per comprendere le dinamiche, i modelli e i contesti in cui si sono verificati i fatti. possono non incorporare formalmente i risultati della relazione finale nelle loro indagini o sentenze, nella stessa misura e con la stessa efficacia delle prove stesse, possono comunque tenerne conto nell’ambito dell’analisi che svolgono.

In questo senso, è praticamente impossibile tracciare una netta linea di demarcazione tra ciò che consideriamo “giudiziario” o “extragiudiziale”, perché, in definitiva, dalla convinzione che un giudice si formi, molti elementi esterni fanno anche parte del suo esercizio probatorio, all’interno loro, precisamente i risultati degli esercizi di memoria ufficiali o non ufficiali. Come giustamente sottolinea Hayner:

“L’intento dichiarato della maggior parte delle commissioni per la verità è stato quello di rafforzare o contribuire alla giustizia nei tribunali. Molte commissioni hanno inoltrato i loro fascicoli alla magistratura o alle procure, raccomandando procedimenti giudiziari o suggerendo misure per rafforzare la magistratura in futuro.

Tuttavia, se i procedimenti giudiziari derivino o meno dal lavoro di una commissione è stato determinato da molti fattori al di fuori del controllo delle commissioni: la forza e l’indipendenza della magistratura; la volontà politica di quest’ultimo e dell’esecutivo di sfidare i potenti colpevoli; il potere dell’opposizione politica o delle organizzazioni non governative, che possono premere per il perseguimento dei colpevoli e tentare di bloccare o revocare un’amnistia, e l’abilità, l’esperienza e le risorse dell’accusa per portare avanti i casi famigerati”.

Questa lunga riflessione, frutto di quella formidabile indagine che è “Verità inconfessabili”, si conclude con un’affermazione molto pertinente per il momento attuale in Colombia: “Non vi è alcuna ragione intrinseca perché una commissione non contribuisca allo svolgimento dei processi successivi (Hayner, 2008, pp. 133-134).

Alla fine, l’importante non è la discussione se esista una linea di demarcazione radicale tra verità giudiziaria e verità extragiudiziale, (che, come abbiamo visto, è molto difficile segnare categoricamente) o l’altra discussione non meno urgente , di cui abbiamo discusso in precedenza, sull’esistenza di un obbligo “legale” di rispettare le raccomandazioni del rapporto CEV. Forse più importante è il modo in cui raggiungiamo, come comunità, la pace sociale e come preveniamo il ripetersi delle gravi violazioni dei diritti umani a cui il Paese è stato testimone impassibile per decenni.

Allo stesso modo, ciò che è in discussione è come saranno articolati i diversi enti statali e come saranno rafforzate le iniziative dei cittadini per costruire una tale sinergia, che la discussione non riguardi più l’elemento vincolante, ma la complessità di ciascun gruppo di raccomandazioni e come per rispettarli.

È anche importante che la verità giudiziaria sia alimentata con quella prodotta dal CEV, o altre iniziative di memoria locale che abbondano in Colombia, poiché fornisce elementi di analisi più ampi per comprendere questa delicata materia che è quella che potremmo chiamare la fenomenologia del conflitto armato colombiano, le sue motivazioni, le perversioni, il degrado e, fortunatamente, successivamente, i tentativi di superarlo, fino a raggiungere finalmente una Pace Totale, come quella auspicata dall’attuale Governo e da ampi settori del Congresso e della società civile.

  • Creato dalla RESOLUCIÓN No. 019 Del 26 de abril de 2022, emanata dal Presidente della Commissione della Veritá.

Riferimenti bibliografici:

Congreso de la República. (11 de Mayo de 2017). Acto Legislativo 2 de 2017. Bogotá, Bogotá, Colombia: Diario Oficial.

Hayner, P. (2008). Verdades Innombrables. México: Fondo de Cultura Económica.

Presidencia de la República. (5 de Abril de 2017). Decreto 588 de 2017. 2017, Bogotá, Colombia.


[1] Avvocato colombiano formatosi in diritto penale e diritto canonico in Italia, già procuratore delegato presso il Consejo de Estado.


Para citar: Francisco Taborda, “Il fatto che la Commissione per la verità sia stata extragiudiziale rende le sue raccomandazioni non vincolanti?” en Blog de la Revista Derecho del Estado, 25 de octubre de 2022. Traducción de Rodrigo Ramírez. Disponible en: https://blogrevistaderechoestado.uexternado.edu.co/2022/12/25/il-fatto-che-la-commissione-per-la-verita-sia-stata-extragiudiziale-rende-le-sue-raccomandazioni-non-vincolanti/